A un mese dalla tragedia di via Ponchielli oltre ventimila persone hanno ricordato la strage, con il dolore, la rabbia, e soprattutto la voglia di giustizia. “Basta con le parole, occorrono i fatti, e le risposte”. Una richiesta unanime, dei familiari delle vittime, dei cittadini, dei ferrovieri, dei sindacati e dei partiti che esigono “sapere perchè l’asse di un carrello merci ha potuto rompersi trasformando una cisterna carica di Gpl in una bomba, che ha ucciso ben ventotto persone”.

“Giustizia e verità per le vittime, e mobilitazione per la sicurezza”.

Con questi due striscioni è partito dalla stazione il lungo corteo, dopo che sul binario uno avevano parlato Riccardo Antonini, portavoce dell’Assemblea 29 giugno, Dante De Angelis, il ferroviere licenziato per aver denunciato la mancanza di sicurezza nelle Ferrovie dello Stato e per il quale è in corso una causa di lavoro per la sua reintegra sul posto di lavoro e numerosi cittadini.


Le vittime, ora, vogliono che giustizia sia fatta. Ma non sono i soli a volerlo. E’ tutta la città, che due sere fa si è unita alla mobilitazione dei ferrovieri e dei parenti degli abitanti di via Ponchielli, che vuole che i responsabili dell’inferno della notte del 29 giugno scorso paghino. Mentre ancora sul registro degli indagati non è stato scritto nessuno, “nonostante i gravi segnali premonitori sulla carenza strutturale delle infrastrutture ferroviarie”.
L’Idv intanto ha presentato una interpellanza urgente al ministro Matteoli sia su come il governo intenda predisporre la ricostruzione e i risarcimenti, sia su quali provvedimenti abbia assunto nei diversi incidenti, ben quattro, dei quali uno a Pisa, precedenti di pochi giorni la strage di Viareggio mentre il presidente della Regione Claudio Martini è “certo che la magistratura assicurerà giustizia anche se restano molte cose da fare e occorre proseguire con determinazione, e celerità”. Cose queste che le stesse vittime si augurano. Per le sigle sindacali, Cobas inclusi, e i partiti, presenti da tutta la Toscana, “un primo segno di cambiamento potrebbe essere la riassunzione del macchinista Dante De Angelis, reo di aver fatto il proprio dovere di ‘responsabile della sicurezza”, reo cioè di aver denunciato carenze nella sicurezza dei treni”. La loro richiesta è tra l’altro contenuta in un appello ai ministri Matteoli e Tremonti
“La causa di questa tragedia non è la fatalita’ – ha affermato Paolo Gangemi, segretario regionale di Rifondazione Comunista – ci sono lae responsabilita’ di chi, in questi anni, ha perseguito una politica dei trasporti profondamente sbagliata. Per questo chiediamo che sia abbandonata questa politica vecchia e si cominci a rilanciare la funzione delle FS come garante della mobilita’ pubblica, non come strumento di interessi economici”.
Dolore, rabbia e voglia, tanta, di ricominciare. Iniziando dal cambiare le regole sulla sicurezza, “perche un incidente sul lavoro, e di questo si è trattato, questa volta ha colpito i cittadini dentro le loro case”.

Un fiume di persone ha attraversato la città ad un mese esatto dall’apocalisse, La maggior parte si è radunata alla stazione, altri, con le autorità, nella chiesa di Sant’Antonio, per una messa in suffragio delle vittime, le cui parole del vescovo di Lucca Italo Castellani, lette dal pulpito sono state: “ad una tragedia fuori misura voi, gente di Viareggio avete reagito con misura, siete stati più grandi della tragedia”. In chiesa la preghiera, e sui binari la rabbia, e la voglia di verità, accompagnate dalla voglia di ricostruzione. Poi, laicita’ e fede, sono diventate un unico corteo, e unendosi davanti alla sede della Croce Verde si sono incamminate sul ponte di Pisa, hanno attraversato il cavalcaferrovia, e hanno raggiunto via Porta Pietrasanta, fermandosi davanti al “giardino del pianto”. Le campane di tutte le chiese di Viareggio allo scoccare delle 23.50 hanno suonato a lutto, mentre due treni passavano dai binari, proprio quei due convogli che la notte della strage sono stati fermati dal capostazione per evitare il peggio, e i ferrovieri hanno scandito i nomi delle ventotto vittime.
Poi è calato il silenzio e la notte di Viareggio si è illuminata di candele. “Ancora fuoco, come quella maledetta notte, ma senza la forza assassina”. Le lacrime ancora una volta hanno bagnato i volti delle persone. Di chi ha perso tutto, e tutti, come Ibi Ayad, o Salvatore Campo, che ha perso il padre e ha la mamma ancora ricoverata in ospedale, e di chi è stato, e tuttora è, vicino al dolore degli altri. Tutti, con i pompieri, i volontari e le forze dell’ Ordine, hanno rivissuto la notte della tragedia, un mese dopo.
Il momento del ricordo sarà perenne, “Viareggio non dimentica”, come era scritto sulla maglietta bianca indossata da molti. E nessuno dimenticherà. Fino a quando non sarà fatta giustizia.

”29.06.09 – 29.07.09, zero indagati, zero euro consegnati” . ‘Sii genitore di chi ha vissuto con dolore questa tragedia, dai loro un alloggio dignitoso, sostienili moralmente ed economicamente, ricostruisci tutto quello che e’ stato violentemente distrutto, ridona a Viareggio il sorriso. Fai presto, aspettare e’ doloroso. Di tutto questo fai il conto, cerca i responsabili, e soprattutto falli pagare”, come hanno scritto su uno striscione alcuni giovani di Viareggio e in mille volantini i motociclisti amici di Scarbuarto e Pulce.
Viareggio aspetta il commissario ad acta, i soldi per la ricostruzione e che i responsabili della strage vengano puniti.

I tempi per riavere la propria casa sono lontani e la paura di non sapere mai cosa sia accaduto quella maledetta notte è forte. “Paura che tutto venga dimenticato, che nessuno paghi, nel nome del dio profitto, della privatizzazione, della sicurezza a costo zero”. “Ma non staremo a guardare – questa è la promessa fatta -, il diritto all’integrità è sacro. Ora inizia il lavoro più duro, non è stato il destino, non è stato il caso, o il fato: si è trattato di strage annunciata”.
Letizia Tassinari
